LA MARATONA È UNA SFIDA CON LA S MAIUSCOLA

la sfida della maratona

La Maratona non è una passeggiata

La maratona non è una passeggiata, non è un’affermazione contro chi l’affronta camminando (o in parte camminando). Credo che ogni sport vada difeso nella sua specificità, quindi la corsa vada corsa, ma sono anche per un mondo libero e felice dove chi cammina per tanti km ha comunque la mia stima e dove credo sia importante il rispetto e il rispetto delle regole.

Però sto parlando di altro.

La maratona non è una passeggiata. Ovvio, sembra una cosa banale. Eppure negli ultimi tempi sembra quasi che non sia così. Il fatto che in diversi runner siano riusciti a terminarla almeno una volta sembra che abbassi il livello di difficoltà della sfida. So che in diversi starete pensando che sto prendendo un abbaglio, anzi che ci sono troppi runner che si definiscono o vengono definiti eroi solo per essere finisher. Sì è vero, capita, ma è anche da qui che passa il rischio. Soprattutto per chi si prepara la prima volta c’è un doppio rischio: da una parte percepire la sfida come non così difficile e sottovalutando la preparazione, dall’altra alzando l’ansia di prestazione e sentendosi non adeguati rispetto a chi ce l’ha fatta, all’amico, il vicino di casa o la connessione sui social che ha già alzato le mani sotto il traguardo del sogno.

A volte sembra che la Maratona sia diventata una sfida minore e, nella costante ricerca di stupire e stupirsi si rincorrono ultra, gare di ore infinite. Niente in contrario, ognuno deve scegliere la sfida che più lo ingaggi, ma va fatto nel giusto modo, non per me o per gli altri, ma per se stessi. Scelte consapevoli.

La maratona richiede tempo e rispetto

La maratona richiede tempo. Richiede pazienza. Richiede convinzione. Non richiede ansia, se non quella tensione positiva che tanto fa bene all’agonismo. Sì agonismo, perché per arrivare al traguardo, serve, per dirlo con le parole del Dizionario della Treccani <<Particolare impegno di un atleta o di una squadra durante lo svolgimento di una gara>>. 

Tempo sia per preparare la gara, ma tempo inteso anche come anzianità di corsa. Sulla carta si può far tutto, ma ci sono degli adattamenti fisici necessari che permettono di correre per  tutti i 42,195 km che hanno bisogno di tempo, adattamenti a livello articolare, muscolare, tendineo, energetico e anche mentale.

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Il tempo (di gara) non mi interessa

Non bisogna nascondersi dietro alla frase “a me il tempo non interessa”, perché dovrebbe interessare. Vero la prima maratona è importante essere finisher, ma questo non significa stare sulle gambe il più possibile, significa il contrario. In molti sono convinti che se non si è pronti abbastanza sia sufficiente correrla più piano. Correrla più piano significa stare più ore sulle gambe, facendo più fatica e necessitando di maggiore energia. Spesso correrla più piano (più piano rispetto alle proprie capacità, non in assoluto) significa modificare la propria biomeccanica di corsa affaticando di più le articolazioni invece che aiutarle. Il tempo di gara deve interessare tutti, deve essere una guida, deve far parte del progetto, della strategia. Deve essere il migliore possibile in quel momento per noi.

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Keep Calm and Run the Marathon

Tutti i runner possono, se lo vogliono veramente, correre una maratona. Questo però non toglie valore alla sfida, perché non è una sfida scontata. La Maratona va rispettata, nel programmarla, nel prepararla, nello sfidarla e accettando anche l’eventuale sconfitta, senza sentirsi in colpa per questo. Non deve far paura. Ci vuole la passione, ci vuole la voglia di sognare e se si toglie il valore della sfida, del sogno, non avremo l’energia utile per tirare fuori il coraggio necessario per affrontarla.

Chiudo citando le parole dello Chef Gusteau di Ratatouille, che secondo me si possono sposare bene per la sfida della Maratona :<<L’alta cucina non è una cosa per i pavidi: bisogna avere immaginazione, essere temerari, tentare anche l’impossibile e non permettere a nessuno di porvi dei limiti solo perché siete quello che siete, il vostro unico limite sia il vostro cuore. Quello che dico sempre è vero: chiunque può cucinare, ma solo gli intrepidi possono diventare dei grandi>>.

Simone

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Simone Cellini

Creatore di Runner 451, allenatore running, laureato in Scienze motorie, laureato magistrale in scienze politiche – sociologia, Master EMBA, preparatore atletico

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