26 SECONDI CHE FANNO LA DIFFERENZA

come si allena kiptum

Maratona sotto le due ore, ci siamo quasi

Chissà cosa sta pensando Eliud Kipchoge che, record omologato o meno, è oggi l’uomo più veloce al mondo sulla distanza della Maratona, ma che per soli 26 secondi non è sceso sotto le 2h. Più felice per l’impresa straordinaria e un ulteriore balzo di notorietà o è più l’amarezza per quel mezzosecondo al km che è mancato per riuscire ad abbattere il muro? Spero tanto per lui che sia capace di orientarsi sulla prima opzione. Ne avevo già parlato in questo articolo “i record della maratona” nonchè anche in un capitolo del Manuale D.O.C. , dove auguravo ogni fortuna a questa sfida emozionante, ma anche al fatto che sarebbe stato bello vedere un’impresa del genere compiersi in una gara tradizionale.

26 secondi che fanno la differenza

Dato che Eliud Kipchoge ha impiegato 2h e 25 secondi per fare la sua Maratona storica. Un tempo che non è sufficiente quasi per far nulla: allacciare le scarpe bene ci vuole più tempo. Di solito quando aspetti che un auto esca da un parcheggio per prendere il suo posto ci vogliono più di 26 secondi. In 26 secondi non fai in tempo a fare gli auguri a tutti a capodanno. Lavarsi bene le mani? Non basta. Insomma un tempo che non è quasi mai sufficiente per nulla stavolta è diventato importantissimo. Eppure in questa sfida hanno vinto tutti:
Ha vinto Kipchoge, anche se magari sta provando un senso di amarezza, perchè sicuramente qualcuno un giorno lo batterà, ma lui è stato il primo a fare un tentativo del genere e sicuramente oggi è una persona più famosa di ieri.
Ha stravinto Nike, perchè l’importante è che se ne parli.
Ha vinto la corsa, perchè l’attenzione è sicuramente cresciuta verso questo sport in costante crescita.
Ha vinto il tempo, perchè ci ha ricordato che se anche tu metti in campo la scienza e tutti gli accorgimenti necessari, poi devi fare sempre i conti con lui.
Ha vinto lo sport, perchè anche se c’erano le lepri, l’auto, il fascio di luce e la fisica di Star Trek, gli atleti si sono allenati, tanto, e hanno corso, di brutto.
Ora il dibattito è acceso: record non viene omologato, ma è storico. “Record finto”, “record di plastica”, “record non record”, ecc… In gara è diverso. Sì è diverso. Si corre per vincere, il record viene dopo. Anche tra le gare c’è molta differenza, non è un caso che i record spesso vengono da Berlino e che a Dubai hanno creato una maratona per provare a strappare questo primato alla capitale tedesca, eppure non si fanno distinguo tra i tempi ottenuti nelle varie gare. A volte gli ori dipendono dalla fortuna che ci siano alcuni avversari o meno, ma ciò non toglie valore all’impresa.
 

La soluzione sarebbe semplice

Perchè da ieri non inseriamo una nuova disciplina, che è quella dei record in pista, dove non competi per il primo posto, ma per il tempo:
  • Record su pista della Maratona, della Mezzamaratona, 10 km ecc…
  • Record sull’ora
Io capisco il romanticismo, lo condivido anche, capisco anche la voglia di vedere i record quando non te l’aspetti, quando non sono studiati a tavolino. Ma non concordo nel togliere valore ad un’impresa del genere, per quanto “markettara” e in provetta. Allora creiamo una nuova specialità!
Nel ciclismo si fa qualcosa di simile. Si fa anche nelle gare a tappe. Niente tattica, solo tempo. Toglierebbe ogni polemica, amplierebbe le discipline sulla corsa, probabilmente gli investimenti, la sfida, i praticanti. Regole uguali per tutti e sfida per arrivare là, dove nessuno è mai giunto prima (Cit. Star Trek).
Simone

Simone Cellini

Creatore di Runner 451, allenatore running, laureato in Scienze motorie, laureato magistrale in scienze politiche – sociologia, Master EMBA, preparatore atletico

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