cultura del fallimento

IL GRANDE BLUFF DEL FASCINO DEL FALLIMENTO

Il fallimento come strada per il successo

Negli ultimi anni è di gran voga citare come i casi di successo siano stati caratterizzati, nel loro percorso, da moltitudine di fallimenti. Molti personaggi, che hanno caratterizzato in qualche modo la nostra storia,  sono esempi eclatanti:
Micheal Jordan che dice di aver sbagliato 9000 tiri di cui 26 decisivi all’ultimo secondo e di aver perso più di 300 partite e grazie a ciò è diventato il numero uno. Sylvester Stallone che ha proposto la sceneggiatura di Rocky 1.500 volte prima che diventasse un film. Walt Disney licenziato per scarsa immaginazione, Edison che prima di inventare la lampadina sbagliò per migliaia di volte e tanti altri casi.
Nella Silicon Valley il fallimento viene esibito con onore, difficilmente sentirete un discorso motivazionale che non vi inviti a fallire, per arrivare al vostro traguardo. In effetti gli esempi sono tanti. Proprio nella Silicon Valley ho avuto modo di ascoltare uno dei maggiori scopritori e investitori di start up, parlare con serenità di quando un suo collaboratore aveva bocciato “Whatsapp”, roba da non dormirci nella notte.
Pensate al vostro più grande fallimento (non parlo di lavoro, in generale) vi rende davvero così sereni e felici? Vi ha aiutato a sistemare la vostra vita o a renderla più felice?
In qualche caso probabilmente la risposta è affermativa, in altri no.
Come mai?
Probabilmente la risposta sarà affermativa quando ciò che è fallito non vi rendeva felice, magari inconsapevolmente è fallito per auto-sabotaggio. La risposta sarà negativa quando il fallimento è stata la fine di un sogno e soprattutto quando non avete avuto (ma non fatevene una colpa) la giusta capacità di reazione.
E quindi (c’è sempre un quindi). E quindi sono convinto ci sia un grande bluff

Il grande Bluff del fallimento

Fallimento e successo

Primo punto, il fallimento esiste perché esiste il successo. Come esiste il brutto perché c’è il bello (oppure un diplomatico “è un tipo”), il bianco e il nero, l’amaro e il dolce. Il problema probabilmente non è fallire, il problema è che ci hanno insegnato che è importante il successo e invece l’importante dovrebbe essere felici e non è certo la stessa cosa. Il successo come arrivare prima o meglio degli altri, ma, a parte che non sia una competizione sportiva, è questo il vero successo?

I casi di fallimento e basta

Parliamo quindi del successo, sperando che ci renda felici. Ad inizio articolo vi ho fatto alcuni esempi di come personaggi famosi che, partendo da tanti tentativi fallimentari, siano arrivati al successo. Ma non conosciamo però quanti fallimenti siano rimasti al palo. Non siano diventati famosi. Probabilmente conosciamo casi vicini a noi di fallimenti che sono rimasti tali, ma per un Micheal Jordan quanti Micheal Smith giocatori di basket, che sbagliavano tiri, non sono diventati famosi? Quante sceneggiature sono finite nel cestino magari più belle di Rocky e presentate anch’esse migliaia di volte? Non lo possiamo sapere.

Fallimento, perseveranza e imparare dai propri errori

Sin da bambino sento dire “sbagliando si impara”, con buona pace dei Guru della Silicon Valley, mia nonna e i miei genitori erano già avanti. La mia attenzione si sposta su “si impara”. In questi mesi ho letto tanti articoli in cui si osanna “il fallimento”: “se non hai fallito non sei nessuno”, “andate e fallite”, “se non c’è fallimento non c’è godimento” ecc… in un paese come il nostro, dove fallire (e non parlo solo finanziariamente) è pericoloso e poco accettato, sembra un cambio di paradigma importante. A parole. Sbagliate e ditemi quando sarete incoraggiati  al vostro capo, dai vostri clienti, dai vostri fornitori, dal vostro allenatore, insegnante o dalla stampa fino al vicino di casa. Viviamo in un paese in cui siamo tutti giudici di talent e pronti a correggere con la penna rossa e blu. Non troviamo un equilibrio.
Da una parte dovremmo avere la serenità di sbagliare, dall’altra l’equilibrio di ripartire dai propri errori. Non si dovrebbe parlare di fallimento, ma del coraggio di tentare, la possibilità di sbagliare e di riprovare, ma quando riprovo devo aver corretto il tiro, altrimenti sono “uno zuccone”.
Fallire non è bello e non è facile, toglie sicurezze, toglie la fiducia verso di noi. I guru non dovrebbero dirci di fallire, ma di provare e imparare a capire cosa sbagliamo e concentrarci sulle soluzioni.
Diciamocelo, Stallone era da prendere a calci nelle chiappe (da lontano): 1500 volte e non ti è venuto in mente di mettere mano alla sceneggiatura? Sì vero ha avuto ragione lui, ma un pochino gli è andata di culo, errare è umano perseverare è diabolico (cit.).

Sogni, fallimenti e fare le cose sempre meglio

Realizzare i sogni è probabilmente il vero successo e quello che ci rende davvero felici. Spesso però i sogni, per paura di fallire, restano tali. Non prendono forma.
Per realizzare un sogno non bisogna “buttarsi”. Ci vuole coraggio sì, ma non buttarsi. Non credete a chi vi dice “buttati”. Se sei in una scogliera alta 20 metri e vuoi tuffarti, ci vuole coraggio, ma se ti butti e basta rischi di farti male, se invece ti tuffi nel modo giusto probabilmente diventa un’esperienza che ti regalerà felicità.
Se abbiamo un sogno, e ci teniamo fortemente, dobbiamo essere capaci di trasformarlo in un obiettivo, pianificare su come poterlo raggiungere, mettere in conto il fallimento ed insieme le soluzione e/o il “piano B”. Per realizzare i sogni si deve costruire con attenzione la strada per raggiungerli. Non abbiate paura di togliere il lato romantico del sogno e non costruitevi l’alibi del “tanto non si realizza”. Se non lo concretizzate, non costruite una strada, resterà sempre un sogno e il vero fallimento sarà non averci nemmeno provato.

Il successo e fare la differenza

“Se non fallisci non avrai successo”. Forse meglio dire “se non hai il coraggio di provare e di rischiare difficilmente avrai successo, se non sarai capace di imparare dal fallimento non avrai successo”.
Il punto quindi non è fallire, il punto è riprovare e anche determinare cosa sia il vero successo. Successo per chi, per cosa, con quali regole?
Che avere successo sia semplicemente incidere, fare la differenze, su se stessi?
Il successo nella nostra cultura oggi è interpretato come raggiungere qualcosa prima o meglio degli altri. Come dicevo prima, questa non è la vera felicità, e se ci rende felici lo fa in modo effimero.
Per realizzare un sogno, per sentirsi appagati, bisogna fare la differenza. Non solo rispetto agli altri, anzi non rispetto agli altri, ma rispetto a noi stessi, partendo proprio dagli errori, sistemando i dettagli. Ecco la felicità, il vero successo, la realizzazione è fare la differenza, per noi stessi, avendo coraggio, correggendo gli errori e a volte anche dicendo “ok ci ho provato, ora basta”.
Simone
Runner 451

Le testimonianze di chi ha partecipato

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Siamo una Società giovane, composta da persone motivate ed energiche che stanno amalgamandosi in squadra. Per facilitare e renderci consapevoli in questo processo, sentivamo la necessità di sperimentarci in un contesto diverso dalla quotidianità. E la giornata di team building con Simone è stata fisicamente intensa, ma mentalmente rigenerante! Abbiamo colto alcuni aspetti chiave per la costruzione del team che sicuramente ci serviranno. W il lavoro di squadra e grazie Simone per il tuo supporto!

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